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Espandono la densa e scura chioma tondeggiante fin quasi a terra i lecci tenaci. Le grosse branche si dipartono presto dal tronco e danno loro quell’espressione solida, affidabile che li contraddistingue e che ha indotto Italo Calvino – figlio di illustri botanici – a piazzarne uno in favore di finestra per la fuga del suo rampante barone costretto a mangiar lumache:
Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. […] Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevano le foglie. Cosimo disse: – Ho detto che non voglio e non voglio! – e respinse il piatto di lumache. Mai s’era vista disubbidienza più grave. […]
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